Archivio del Tabacco

L’economia di Cave storicamente ha mostrato una vocazione prevalentemente agricola, specializzata in particolari settori quali la bachicoltura, la tabacchicoltura e la castanicoltura. In concomitanza con il declino dell’allevamento del baco da seta, dovuto a cause ambientali, la forza lavoro della comunità andò gradualmente a concentrarsi su una produzione più redditizia, quella del tabacco, che caratterizzò circa cinquanta anni di storia cavense. A partire dagli anni Venti del ‘900 Cave si proiettò verso un’economia più moderna che vide lo sviluppo completo del ciclo produttivo che partiva dal semenzaio e arrivava fino all’essiccamento e l’imballaggio del prodotto finito.

Questa attività coinvolgeva l’intera popolazione, dai piccoli coltivatori, che ottenevano la concessione dei semi in base al terreno disponibile, fino ai grandi proprietari come Clementi-Finzi, D’Ottavi, Giorgioli, Spalletti e Venzi, riunitisi poi nella COPELT, che regolamentava l’intera filiera.

 

Il ciclo produttivo veniva avviato con la preparazione del semenzaio: nel momento in cui la crescita della pianta era adeguata alla messa a dimora, veniva preparato il terreno con meticolosità. Si creava, infatti, una scacchiera, ai cui incroci veniva posta la pianta in modo tale da garantire la crescita ottimale. Al momento della raccolta delle foglie, che in un secondo momento venivano infilzate ed essiccate, partecipava tutto il nucleo familiare. Il processo di essiccamento avveniva in due modi, a seconda della tipologia del tabacco: Cave, infatti, vantava la produzione di cinque qualità, quali il Maryland, Perustizia, Burley, Erzegovina, essiccati al sole, e il Kentucky, tabacco da sigaro, all’interno di stufe. Queste strutture, edificate in legno e mattoni appositamente per tale coltivazione, erano connotate da una pianta quadrata, sviluppate in altezza, con tetto a doppia falda, sotto la quale venivano inseriti dei travi dove venivano appese le piante ad asciugare per settimane tramite il fumo, prodotto da un piccolo fuoco alimentato dagli scarti agricoli e coperto da bandoni.

L’intero processo produttivo era rigidamente controllato dal Monopolio di Stato, che interveniva in tutte le fasi, dal controllo dei semi fino all’imballaggio delle foglie stesse.

 

La tabacchicoltura fu importante poiché Cave vide un cambiamento, oltre che economico, anche urbanistico e sociale: la coltivazione nei terreni agricoli fuori dal centro portò a un maggiore inurbamento della periferia cavense. Basti pensare alle frazioni di Colle Palme e San Bartolomeo e alla costituzione di un vero e proprio asse viario che permetteva lo spostamento delle merci e degli operai, costituiti in gran parte da donne, che nel corso degli anni si specializzarono nella loro professione.